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Corriere della Sera

Blockchain e materiali green per la svolta

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Ha messo seduti attorno a un tavolo brand, retailer, department store, piattaforme online. Federico Marchetti ha questo «vizio»: fare sistema con la moda. Questa volta l’obiettivo è renderla più sostenibile, cambiando le carte in tavola di un sistema di produzione e consumo che necessita di innovazione nel solco della transizione green e, allo stesso tempo, deve intercettare le preferenze dei clienti finali, sempre più attenti ai temi Esg. Vale a dire: l’impegno per l’ambiente; per l’inclusione e l’uguaglianza nella società; infine per il purpose, lo scopo e i valori che un’azienda incarna e che esprime con le sue strategie e mosse. Ad incaricarlo di guidare la Fashion task force della Smi, la Sustainable markets initiative è stato proprio Re Carlo III, che la Smi l’ha fondata per creare un movimento di ceo globali che possano abbracciare e gestire nei loro business il cambiamento necessario.

Del comparto dedicato alla moda fanno parte oggi 15 grandi gruppi, incluso l’ultimo ingresso, quello di Prada. «Le richieste sono tante ma io ho questa filosofia: pochi ma buoni, perché voglio fare, lasciare un segno tangibile», spiega Marchetti, che ha rivoluzionato l’ecommerce del lusso con il suo Yoox, poi traghettato nelle mani di Richemont. «Lavoriamo su due temi: il passaporto digitale per la moda e l’utilizzo di materiali sostenibili, partendo dall’agricoltura rigenerativa, progetto nato in partnership con la Circular Bioeconomy Alliance — spiega l’imprenditore —. Il nostro è un impegno a monte e a valle della filiera, come è giusto che sia perché la transizione del sistema sia completa. Tutti i brand della task force hanno già un progetto pilota, ma abbiamo tanto da fare insieme». Tra i big che aderiscono all’iniziativa ci sono Brunello Cucinelli, che ha già finanziato un progetto di agricoltura rigenerativa per il cachemire in Himalaya, e Armani, che ha fatto lo stesso in Puglia, per il cotone. Ma anche il Consorzio Aura Blockchain, che promuove la «catena» per i brand del lusso, e ancora Puig, Burberry, Chloé, i grandi magazzini Selfridges e gli emiratini Emaar Properties.

Pubblicato su Corriere.it

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